Delicatessen: Rigopiano di Farindola e la perpetua sanatoria Italiana.

Cristiano Turriziani


 

Se c’è una cosa che mi viene in mente in queste ore di dolore e tristezza, di odio e di indignazione è che il mare la montagna sono un po’ come la scuola Italiana: si parte con un sistema più o meno perfettibile se ne sperimentano nel frattempo altri 1000 e poi si ritorna con grande difficoltà a riappropiarsi del meno peggio ciò del primo e nel frattempo all’aumentare delle sanatorie e dei condoni il mare erode la battigia e la montagna cambia la sua pelle come una qualsiasi altra creatura vivente che noi ci ostiniamo a vedere statica ( anche la scuola sebbene possa essere quasi un mio azzardo funziona proprio così !?! )

Il Gran Sasso è una montagna giovane; sembrerà strano ma se si parla con geologi o esperti in tettonica a placche ci si sentirà ripetere ossessivamente questa frase.E’ il massiccio montuoso più alto degli Appennini Continentali situato nell’ Appenino Centrale interamente in Abbruzzo come parte della dorsale più oriental dell’ Appennino Abruzzese , al confine fra le province di L’Aquila Teramo e Pescara.Confina a nord con i territori di Fano Adriano, Pietracamela, Isola del Gran Sasso di Italia, Castelli e Arsita a est con le Gole di Popoli a sud-ovest direttamente con la piana di Assergi,più a valle con L'Aquila  a sud è limitato da Campo Imperatore e a valle dalla Piana di Navelli,mentre a ovest-nord-ovest confina con la catena dei Monti della Laga e con  il Lago di Campotosto, da questi separato dall'alta Valle del Vomano e la Strata Statale 80 del Gran Sasso che l'attraversa.Il Gran Sasso d'Italia è un'area ambientale tutelata con l'istituzione del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga; la sua formazione risale al Miocene.Per la sua estensione e grandezza sia in passato che nel presente ha subito, a causa di slavine terremoti erosioni determinate da agenti atmosferici varie continue e repentine modifiche sia in superficie che nella parte più interna e proprio lì dove non è arrivata la mano di madre Natura a mutare i luoghi ci ha ben pensato l’uomo.[1]

A poco è servito il monito del Vajont per popolazioni distanti anni luce tra loro e men che meno la corta memoria storica italiota ha aiutato gli stessi nel ricordo dei plurimi eventi disastrosi della Marsica con annessi e connessi anche altri terremoti comprendenti la faglia maledetta che si dipana dall’ Aquila ad Avellino.“ La storia quando fai passare menzogne per verità non è maestra di vita “, diceva Jan Palach lo studente Ceco che si arse vivo mentre in piazza San Venceslao a Praga “cercavano di far passare in rassegna i carrarmati dell’ armata Rossa”.

A niente è servito e servirà- calamità e tragedie a parte – il monito lanciato in questi giorni, e tutti lo dimenticheremo in fretta come dimenticheremo chi ha fatto e chi non ha fatto nulla per scongiurare o intervenire repentinamente su questa tragedia; e sebbene da ultime ore ci è giunta notizia che per fortuna l’instancabile lavoro delle nostre forze dell’ ordine e di chi opera interno di esse per pochi spiccioli al mese, ha portato in vita 8 di quei corpi, quanto ancora anche nell’ era tecnicamente organizzata si dovrà patire e perire ?Siamo e restiamo inermi, nudi e senza alcun sussidio davanti a tragedie che ci colpiscono dal profondo facendoci accorgere che la nostra unica sicurezza è il nostro aumentare esponenziale di vulnerabilità.

Eppure al di la di “ciò ce deve accadere, accade” basterebbe che ogni tanto qualche RSPP o direttore dei lavori o magistrato corrotto e corruttibile saltasse dalla sua poltrona e provasse lui stesso a stare 3 lunghi giorni e altrettante 3 lunghe notti sotto 3 o 6 metri di neve.

Perché se l’espressione algebrica non piace, è pur vero che fonda le basi su un fatto oramai manifesto che sembra che soprattutto in Italia si sia dimenticato dai tempi dei Romani; l’abusivismo edilizio - anche li dove ci sono in fieri processi che vanno in prescrizione data la lentezza di un diritto del tutto simile a quello amministrativo desueto e inadempiente –non può essere sanatao in alcun modo, e non può voler dire che il pericolo non sussista perché lo stesso fa leva su commi arruginiti di quel diritto cheè l’ arrecarsi l’onere di dire “ ma vabbuo s’è fatto sempre ccosi e che sarà mai ?? “

Perché quel “che sarà mai “ di matrice nostra, di cosa nostra ricadrà profeticamente in casa vostra e nostra e per la regola dello sputare per aria, ecco che coinvolgerà anche coloro che in un primo tempo solerti e impavidi decisero di affrontare le intemperie per portare quanto prima soccorso( e non sedersi a parlare di task force o di stato di calamità come fanno i nostri zombie a Montecitorio ).Ci sarà un tempo in cui anche questi angeli azzurri non risponderanno più; sarà allora che la terra si ritroverà ad essere ancor più un arido inferno per TUTTI.

E Allora, ne faccio un monito che vuole essere provocazione ma non solo: istituiamo un giorno della memoria per l’olocausto dei palazzi dei palazzinari e delle varie costruzioni abusive; educhiamo le persone al rispetto e alla contemplazione VERA della montagna quanto del mare che non vuol dire per forza costruirvici dentro perché la Natura a cui diamo colpa è la solita chimera del capro espiatorio.

Fatto ciò tutto quello che viene lo possiamo anche piangere e attribuire al destino avverso ma ricordiamoci che – a parte tutto – ognuno di noi è artefice del proprio.

 

 

 

 

 

 

[1] Si rimanda all’ ottimo lavoro presente su Wikipedia al seguente link: https://it.wikipedia.org/wiki/Gran_Sasso#Descrizione